
Piazza Castello (oppure piazza del Palazzo, ma anche piazza Malaspina nella vulgata accolta dallo stesso Pellizza, oggi piazza Quarto Stato), è il luogo dove il pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo, tra il 1891 e il 1901, colloca l’avanzare dei lavoratori della sua famosa opera Il Quarto Stato.
La piazza nasce verso la metà del secolo XIX con la ristrutturazione del palazzo signorile, voluta dai nuovi proprietari Malaspina, che creano un nuovo accesso sul lato occidentale.
Il punto di vista scelto dal pittore, in relazione all’assetto urbanistico del luogo, è minuziosamente descritto, con corredo di distanze e calcoli proporzionali, nei suoi taccuini di appunti risalenti al 1895; tale punto di osservazione non viene mai variato nel decennio di lavoro, restando quello fissato tra il 1891 e il 1892 in Ambasciatori della fame e in Paesaggio: piazza Malaspina.
La prospettiva prescelta è documentata anche in una fotografia databile dopo il 1895, in quanto è visibile l’edificio della Società Operaia, costruito in quell’anno. Pellizza non inserirà mai la sagoma di quel nuovo fabbricato nelle sue tele successive (Fiumana, Il cammino dei lavoratori, infine Quarto Stato), restando sempre fedele all’immagine di partenza.
La piazza nasce verso la metà del secolo XIX con la ristrutturazione del palazzo signorile, voluta dai nuovi proprietari Malaspina, che creano un nuovo accesso sul lato occidentale.
Il punto di vista scelto dal pittore, in relazione all’assetto urbanistico del luogo, è minuziosamente descritto, con corredo di distanze e calcoli proporzionali, nei suoi taccuini di appunti risalenti al 1895; tale punto di osservazione non viene mai variato nel decennio di lavoro, restando quello fissato tra il 1891 e il 1892 in Ambasciatori della fame e in Paesaggio: piazza Malaspina.
La prospettiva prescelta è documentata anche in una fotografia databile dopo il 1895, in quanto è visibile l’edificio della Società Operaia, costruito in quell’anno. Pellizza non inserirà mai la sagoma di quel nuovo fabbricato nelle sue tele successive (Fiumana, Il cammino dei lavoratori, infine Quarto Stato), restando sempre fedele all’immagine di partenza.